Torino Magica: a spasso nel mistero

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Oggi vi portiamo a fare una passeggiata tra le vie della TORINO MAGICA, tra i misteri e le leggende più intriganti che riguardano Torino… armatevi di curiosità e di un pizzico di timore e…seguiteci!

Secondo la più seguita scuola di esoterismo, Torino è una città “di frontiera”: l’unica cioè a far parte sia del triangolo della magia bianca (Torino-Lione-Praga) che di quello della magia nera (Torino-Londra-San Francisco). La sua posizione, all’incrocio tra il fiume Po ( il Sole – il maschile) e la Dora ( la luna-il femminile) la esporrebbe secondo gli esoteristi a correnti energetiche opposte, positive e negative.

“Torino è la città più profonda, più enigmatica, più inquietante, non d’Italia, ma del mondo”. (Giorgio De Chirico, 1939)

Ma vediamo quali sono i luoghi di Torino che sono stati indicati come intrisi di “aspetti magici”, non tanto perché ci si debba credere, ma per poter tirare fuori un argomento interessante quando una lontana parente viene a trovarci e la accompagnamo a fare due passi per le vie del centro 😉

» Mappa interattiva di TORINO MAGICA

TORINO MAGICA

Iniziamo la nostra passeggiata nella Torino Magica, partendo da piazza Castello, il “cuore bianco” della città.

1 – Piazza Castello, il cuore bianco di Torino

Secondo gli esoteristi, PIAZZA CASTELLO è il cuore della magia bianca di Torino. Il punto di massima energia positiva si trova presso la fontana dei Tritoni di Palazzo Reale. Il cancello del Palazzo invece, tra le statue dei due Dioscuri, sarebbe il punto di confine tra gli opposti. Una volta, tra piazzetta Reale e Piazza Castello, si ergeva un muraglione su cui si esponeva la Sacra Sindone: è dunque possibile che l’influsso benefico di questi luoghi sia collegato a una sorta di sacralità con cui sono stati vissuti. Sotto la piazza si dice si inoltre che si trovino le Grotte Alchemiche, leggendarie cavità sotterranee frequentate in passato da personaggi come Paracelso e Cagliostro.

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2 – Piazza Statuto, il cuore nero di Torino

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Se ad ogni punto di bianco corrisponde un punto di nero, il lato oscuro di Torino sarebbe dunque Piazza Statuto e non è difficile capire perché. Ai tempi della Torino romana quest’area era nota come Val Occisorum, teatro di crocifissioni e supplizi capitali e nel suo sottosuolo è stata anche rinvenuta un’antica necropoli. E l’aspetto inquietante del monumento ai caduti del Frejus, fa il resto: secondo alcuni, sotto il monumento sarebbe localizzata nientemeno che la Porta dell’Inferno, e l’angelo della fontana non sarebbe altri che Lucifero, che con il volto rivolto verso est guida le forze dell’oscurità a sfidare l’oriente, il sole, la luce. Nella piazza si trova anche l’obelisco geodetico, detto anche “Guglia Beccaria”, sulla cui sommità sorge un astrolabio che, secondo gli esperti di magia, indicherebbe il cuore delle potenze maligne della città: più scientificamente, indica comunque la posizione di Torino sul 45° parallelo.

3 – La Mole Antonelliana, una piramide buona

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La Mole Antonelliana è un altro dei simboli esoterici collegati alla magia bianca di Torino. Secondo gli esperti di esoterismo, si tratterebbe di un’enorme antenna che tende al cielo e irradia l’energia positiva presa dal sottosuolo sulla città di Torino, punto di contatto tra la terra e il cielo, come le piramidi egizie. Tra l’altro, qualcuno dice che la statua della Fede che si trova davanti alla Gran Madre abbia lo sguardo rivolto proprio verso la Mole: che magari il Sacro Graal si trovi qui?

4 – Via Lessona, la casa di Nostradamus

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Vicino alla Pellerina, in una Cascina non più esistente corrispondente vagamente all’attuale Via Lessona 46, si trovava la Domus Marozzo dove si dice che Nostradamus alloggiò nel 1556. Il popolare strologo venne a Torino per aiutare il duca Emanuele Filiberto di Savoia e la moglie Margherita ad avere un figlio. Nostradamus si presentò con un olio profumato, in grado di sconfiggere la sterilità e quindi predisse la sospirata nascita: si chiamerà Carlo Emanuele, disse, e diventerà un giorno il più grande capitano del suo tempo. Così fu.

5 – Il Museo Egizio e le sue controverse energie

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Il Museo Egizio di Torino riveste notevole importanza per gli esperti di magia bianca e nera. Sembra infatti che il museo custodisca numerosi oggetti dotati di cariche positive e negative, divenendo così un enorme campo energetico di forze delle luce e delle tenebre. Tra gli oggetti a cui sono attribuite le cariche negative ci sono quelli del Faraone Tutankamon e la piccola testa mummificata di Seth, fratello e assassino di Osiride, dio dei morti e dell’oltretomba.

6 – Via Lascaris e gli occhi del Diavolo

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A Torino è buona abitudine fare due passi non solo con gli occhi all’insù ma anche all’ingiù, specialmente se ci si trova nei pressi di via Lascaris, dove aveva sede una Loggia Massonica alla quale si farebbero risalire i curiosi ‘occhi’ che costellano tutta la base dell’edificio d’angolo, punti di sfiato o di illuminazione per locali sotterranei. La loro forma è così strana che, negli anni, si è diffusa la credenza che si tratti degli occhi del diavolo e che questo sia un altro luogo fortemente intriso di cariche negative.

7 – I mascheroni di Palazzo Lascaris

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Palazzo Lascaris, oggi sede del Consiglio Regionale, era un tempo la sede della loggia massonica dei Liberi Muratori, che avevano voluto il palazzo decorato con oltre 200 mascheroni grotteschi dai vari significati simbolici e con raffigurazioni di Hermes (protettore delle arti occulte,  ermetiche appunto). Torino, è ricchissima di mascheroni  con sorrisi sguaiati o smorfie accigliate: queste raffigurazioni servivano a proteggere le case fin dai tempi dell’antica Grecia, come mitologici ‘Guardiani della Soglia’.

8 – Piazza Solferino, la Porta dell’Infinito

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A prima vista la Fontana Angelica di piazza Solferino potrebbe sembrare una fontana come le altre ma, secondo la Dembech, la sua apparenza innocua nasconderebbe ben altro. Fusa nel bronzo insieme alle statue, ci sarebbe cioè la tradizione millenaria della massoneria, con i suoi simbo­li nascosti nelle statue che rappresentano le 4 stagioni. A qualche passo di distanza dalla fontana si nota come tra le due figure maschili si apra un varco rettangolare squadrato alla perfezione. “Rappresenta la soglia invalicabile per i profani – ammonisce la Dembech nel suo libro TORINO MAGICA – oltre la quale si accede in una dimensione sconosciuta, sulle terre popolate da mostri, al di là delle colonne d’Ercole. L’ingresso alla Caverna Luminosa, nella quale sono custoditi i misteri alchemici che regolano il mondo. L’accesso alla conoscenza senza limiti…”

9 – La collina torinese, luogo di mistero

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Qualcosa di inspiegabile ha attirato nel tempo a Torino l’elite dell’occultismo, da Cagliostro a Paracelso, dal Conte di Saint Germain a Fulcanelli. Si dice che “coloro che sanno” vengano a Torino per rendere omaggio al “Grande Vecchio”, il conoscitore di tutti i segreti, che dimorerebbe in una sorta di fortificazione medioevale in collina. Naturalmente “chi sa” non parla (ma chi sa?). Eppure, chiunque visita la collina torinese può accorgersi di qualcosa di funereo nell’aria, una sorta di malinconia nell’atmosfera: ci sono tombe ai piedi della collina (la Gran Madre), tombe sulla sommità della Collina (Superga), targhe di defunti su ogni albero del Parco della Rimembranza ed ai defunti è dedicata la luce del faro della Maddalena. “Città unica anche in questo: sul suo punto più alto, ogni volta che scendono le tenebre, si accende non un segnale di gioia, o almeno di fiducia, ma un annuncio di memento mori” (Vittorio Messori).

10 – La Gran Madre e il Sacro Graal

La Gran Madre, una delle chiese più belle di Torino, si trova sul Po ai piedi della collina torinese ed è considerata come un forte punto di magia bianca. Molti esperti di esoterismo la ritengono uno dei luoghi più importanti della magia bianca, in quanto le due statue all’entrata, che rappresentano la Fede e la Religione, mostrerebbero il luogo dove è sepolto il Sacro Graal. Una delle due statue regge una coppa, che sarebbe appunto il sacro calice, mentre l’altra con lo sguardo rivolto lontano indicherebbe il cammino da seguire per ritrovarlo: il Palazzo di Città, la Mole Antonelliana o Moncalieri, nel Medioevo frequentata dai Templari.

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11 – L’ex-cimitero di San Pietro in Vincoli e il fantasma della Velata

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Nell’ex- cimitero di San Pietro in Vincoli, luogo tanto modesto quanto denso di misteri, la leggenda vuole che di notte passeggi “la velata”, il fantasma di una principessa russa morta nel 1792 ad appena 28 anni, che si dice porti nell’ex-necropoli i suoi inconsapevoli amanti per poi sparire. Uno dei testimoni, il tenente d’artiglieria Enrico Biandrà, se la vide spesso comparire nel suo allogetto, e fu tanto preso dalla sua eterea bellezza che se ne innamorò. La statua della Velata, che riposava nel cimitero, nel 1975 è stata spostata nei sotterranei della Mole Antonelliana; restaurata, fu esposta nella Galleria d’Arte Moderna di Torino e in seguito al Cimitero Generale.

12 – Via Alfieri 40, il Palazzo del Diavolo

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Passeggiando per Torino non si può fare a meno di notare l’enorme quantità di simboli esoterici impressi su facciate e portoni: il più spaventoso si trova probabilmente a Palazzo Trucchi di Levaldigi, in via Alfieri 40, ed è il cosiddetto Portone del Diavolo, dove è raffigurata una minacciosa testa di diavolo contornata da due serpenti intrecciati. Si dice che il portone sia stato creato dal diavolo stesso, invocato da un apprendista stregone che restò per sempre imprigionato dentro il palazzo. Nell’abitazione aleggia anche un’altra leggenda da brivido: nel 1790, durante una festa di carnevale, una ballerina cadde pugnalata da ignoti, e all’improvviso scoppiò un terribile temporale, il vento spalancò le finestre e spense tutte le luci. Da allora si dice che lo spettro della ballerina si aggiri per le stanze del palazzo nelle notti di tempesta.

13 – La Madonna del Pilone, il miracolo della bambina salvata dalla Vergine

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Verso la fine di Corso Casale, si incontra la storica Chiesa della Madonna del Pilone, a cui si lega finalmente una storia a lieto fine: era l’Aprile del 1644 e la signora Mollar era era andata con la sua figlioletta al mulino per far macinare un sacco di grano. La bimba, in un attimo di disattenzione, scivolò tra gli ingranaggi del mulino e cadde nell’acqua. La madre, non potendo intervenire in alcun modo, corse disperata verso un’antica immagine di una Madonna custodita in un Pilone lì vicino e chiese aiuto alla Vergine. Furono in molti a vederla: una bianca signora apparve sul fiume, afferrò la bimba e la affidò ai soccorritori che stavano accorrendo dai dintorni. L’Autorità ecclesiastica, vagliate le testimonianze, appurò la veridicità del fatto e Madama Reale, Maria Cristina di Francia, fece costruire in quel punto una Chiesa dedicata all’Annunziata, nota appunto come “Madonna del Pilone”.

14 – Corpus Domini, il miracolo dell’Eucarestia

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Questo è un miracolo che risale a circa a 560 anni fa, quando durante la guerra tra Piemonte e Francia, un gruppo di soldati francesi saccheggiò la chiesa di Exilles e rubò anche il Santissimo Sacramento. I soldati raggiunsero quindi Torino portando la refurtiva su un mulo, per rivenderla. Arrivati alla Porta Palatina il 6 giugno del 1453,  il mulo che trasportava l’ostia consacrata inciampò e cadde, sgualcendo i sacchi con la refurtiva e facendo fuoriuscire il contenuto. Dalle cronache, sembra che il Sacramento, libratosi in aria, abbia illuminato la piazza. Accorso il vescovo Ludovico da Romagnano, l’ostia si sarebbe deposta sul calice rubato dai ladri, che venne portato in processione nel Duomo di Torino.

15 – Via Cappel Verde, la casa dell’esorcista Enrichetta Naum

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Enrichetta Naum fu forse l’unica donna, a Torino, che per quella sua strana abilità nel cacciare i demoni, fu indicata come esorcista. Abitava in via Cappel Verde 6, al secondo piano. Nel 1895 aveva 52 anni.
La Naum, con la casa a due passi dal Duomo di San Giovanni, aveva una buona clientela che andava da lei ritenendola soprattutto “guaritrice”, capace di liberare da mali che i medici stentavano a individuare, e soprattutto a guarire. Compiva strani riti, pronunciava formule di cui lei stessa non comprendeva il significato, faceva bollire strani intrugli in pentolini da cui uscivano vapori e vampate. La donna scomparve nel 1911, nei giorni della Grande Esposizione di Torino, e le cronache le dedicarono poche righe. Si era trasferita da via Cappel Verde nella vicina via Porta Palatina e, forse, in una mansarda di via Garibaldi.

16 – Via Silvio Pellico 31, la casa di Gustavo Rol

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Proprio a Torino, nel 1903, nacque Gustavo Adolfo Rol, uno dei più importanti e controversi veggenti e sensitivi della storia e in via Silvio Pellico una targa ricorda il luogo in cui abitò. Le parole di Enzo Biagi, sono forse le migliori per descriverlo: “Vive a Torino il dott. Gustavo Adolfo Rol, un sensitivo capace di imprese che non hanno nulla di normale e che è impossibile interpretare. È in grado perfino di fare viaggi nel tempo, di conversare con entità che hanno raggiunto l’oltretomba da secoli o di far piombare in un salotto col belato della capra anche il suo campanaccio. Un busto di marmo pesantissimo, senza che nessuno si muovesse, passò da un caminetto al centro di un desco “. Rol morì nel 1994 all’età di 91 anni.

17 – Via Bonelli 2, la casa del Boia

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In Via Bonelli, una via cortissima di Torino, al numero 2, si trova la casa del boia: tutti i boia che si succedevano andavano ad abitare lì, in una casetta un po’ isolata perchè la gente non amava mischiarsi con loro. Fare il boia a Torino, o meglio “l’esecutore di giustizia” ai tempi della pena di morte non era certo un mestiere facile, ma aveva i suoi pro. Tra i lati positivi senza dubbio lo stipendio: alcuni lamentavano che i boia fossero superpagati per le esecuzioni, usufruendo di premi e stipendi esagerati. I boia venivano pagati in base a tabelle. Nel 1575 una impiccagione veniva pagata 21 lire, uno squartamento 36 lire. Dare fuoco a una persona accusata di stregoneria 16 lire. D’altra parte “il mestiere” era considerato rivoltante da gran parte del “popolino”, che evitava accuratamente il confronto. Il boia tornava a casa di sera solo, percorrendo le strade silenziose a ridosso dei muri, quasi non volesse farsi notare, e così raggiungeva la sua casa di via Bonelli, un’abitazione raramente toccata dal sole, oggi difficile da riconoscere a causa delle successive ristrutturazioni. Perfino il fornaio porgeva al boia o a sua moglie una pagnotta rovesciata, talvolta senza incartargliela. Da questa usanza nacque secondo alcuni il detto, “il pane del boia”, la pratica scaramantica di non porgere mai il pane rovesciato.

18 – Duomo, l’oroscopo della città

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Sulla facciata laterale del Duomo di Torino, posto in alto, vi è un elemento poco consono ad un edificio di culto cristiano ed è una placca che reca dei segni zodiacali, ma non disposti secondo l’ordine consueto (dal primo, l’Ariete, all’ultimo, i Pesci): l’oroscopo comincia con il segno del Capricorno e termina con quello del Cancro, mettendo in evidenza i segni ‘cardinali’, cioè quelli in cui hanno inizio Solstizi ed Equinozi. Sembra poi di distinguere una coppa o calice nella parte superiore, sovrastata dal segno dello Scorpione, dalla quale diparte una linea che termina con una punta di freccia direttamente sul segno del Cancro. Accanto, a destra, due aste a far da gnomone a quella che è a tutti gli effetti una ben strana meridiana.

19 – Piazza Carlina, la forca

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Torino ebbe molti luoghi destinati all’esecuzione della pena capitale: le rive del Po, Piazza delle Erbe, le Torri Palatine, Piazza Giulio, il celebre “Rondò della Forca” e perfino la Cittadella. Nel periodo della Rivoluzione francese la morte venne imposta attaverso la ghigliottina, al centro dell’attuale Piazza Carlina: il terribile rito dell’esecuzione era un avvenimento seguito da tutti i cittadini, che seguivano il condannato urlando improperi, in una sorta di delirio purificatorio collettivo. Dopo essere stato assistito dalla Confraternita della Misericordia, il condannato arrivava alla sua ora più terribile, quella della piazza, dove incontrava il temuto boia.

20 – Via Carlo Alberto 6, la casa di Nietzsche

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In via Carlo Alberto numero 6, all’angolo con l’omonima piazza, abitò per un breve periodo Friedrich Wilhelm Nietzsche. Il suo appartamento, costava ammobiliato 30 lire al mese. Fu proprio in quella casa che il filosofo scrisse il libro della sua vita, Ecce homo. Nietzsche, a quanto si apprende dai suoi scritti, era letteralmente innamorato dell’atmosfera torinese “Torino, amico mio, è una scoperta capitale… sono di buon umore e lavoro dal mattino alla sera – un piccolo pamphlet di argomento musicale mi tiene occupate le mani. Mangio come un dio, riesco a dormire nonostante il rumore delle carrozze che passano di notte. Tutti questi sono segni di un eccellente adattamento di Nietzsche a Torino. E l’aria: secca, energizzante, allegra….: il primo luogo in cui sono possibile!”. Una pienezza che, come risaputo, culminò nella follia. Il 3 gennaio del 1889, nel centro di Torino, Nietzsche, uscendo di casa, vide un cocchiere frustare a prendere a calci il suo cavallo. “Tu, disumano massacratore di questo destriero!”, inveì il filosofo furibondo abbracciando e baciando sconvolto il cavallo. Tornò a casa accompagnato, gridando di essere “Dioniso o Gesù Crocefisso” e “il signore e il tiranno di Torino”. Qualche giorno dopo fu portato via dalla città dall’amico Overbeck per essere curato a Basilea. Si dice che lasciò Torino cantando per Porta Nuova canzoni napoletane, convinto di essere il re d’Italia.

Termina così la nostra passeggiata tra i misteri e le curiosità di Torino, molto altro ci sarebbe da dire, perché Torino è senza dubbio una città da scoprire a poco a poco, al di là del suo imperturbabile esageruma nen sabaudo. Alle prossime puntate!