Paratissima 2022, il circo della fragilità e dei suoi antidoti

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Ed eccoci qui per la 18° volta a veder PARATISSIMA, la mostra tutta torinese che, in contemporanea ad Artissima, getta luce sugli artisti emergenti. Quest’anno eravamo in 21mila, quasi come nel 2019, un buon segno che lascia sperare in una ripresa dopo il biennio buio appena terminato. Splendida la location, la Cavallerizza Reale, uno spazio di 8 mila metri mq densi di storia; evocativo il tema “Paratissima Circus”, che ha lasciato spazio ad un caleidoscopio di suggestioni con più di 200 artisti che si sono esibiti in quella che più che una mostra è stata una grande parata dell’arte: decine di artisti che hanno cercato di muoversi come equilibristi in un mondo fatto di conflitti, pandemie, emergenza climatica e incertezza per il futuro; come trapezisti si sono lanciati tra il dionisiaco e l’apollineo, tra la poesia e l’attualità; come clown sono stati ironici e capaci insieme di far ridere, riflettere e sorprendere; artisti che ci hanno lasciato a bocca aperta come bambini in UN GIOCO DA RAGAZZI e ci hanno invitato per un attimo a soffiar via lo strato di polvere per ricostruire la perduta isola che non c’è.

E subito dopo ci hanno accompagnato in un viaggio nell’ANTIFRAGILITA’ e nelle temute lande del fallimento, al di là della resilienza e della robustezza, perché “certe cose prosperano e crescono quando sono esposte alla volatilità e al disordine e amano l’avventura il rischio e l’incertezza”. 

E in quel viaggio ci hanno invitato ad assaporare la sensazione adrenalinica di buttarci a capofitto in ciò che è imprevedibile, UNPREDICTABLE, perché l’inaspettato fa parte della vita quotidiana e traccia la storia di ciascuno di noi nei nodi più salienti e nei cambi di rotta del destino. 

E così, tra un continuo saliscendi di scale e finestre che hanno offerto scorci belli come quadri sulla Torino al tramonto, si è sentito chiaro il risuonare  come tocchi di campana degli elogi dell’incertezza, del caos delle dissonanze inaspettate, dell’invito a liberarsi dagli schemi e riscoprire la propria unicità, magari passando proprio dal recuperare la nostra antica, irruente e invincibile energia da bambini, che ancora ci può consentire di affrontare la vita con leggerezza.

Non è forse il gioco l’impresa più seria di tutte e l’arte il modo migliore per ricomporre l’incantesimo spezzato?