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In questa casa, sita in via Bernardino 14, si rifugiò il 17 maggio 1944 il partigiano Dante Di Nanni: individuato dalla polizia fascista, morì dopo un assedio durato quasi tre ore. Aveva 19 anni.
Via San Bernardino 14
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Costruita ai primi del Novecento, la casa di Dante di Nanni si trova in Borgo San Paolo quartiere di antica tradizione operaia: l’alloggio, sito al terzo piano, durante la Resistenza costituì una delle basi cittadine dei Gruppi di Azione Patriottica (GAP). Nel dopoguerra la casa divenne meta di una manifestazione politica e commemorativa, con corteo e comizio, nell’anniversario della morte.
Attualmente è un edificio residenziale.
L’ultima notte di Dante di Nanni in Via San Bernardino
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“Intorno a mezzogiorno la notizia era già arrivata, creando viva eccitazione, nelle grandi fabbriche di Torino: “Stanno sparando contro le brigate nere in Borgo San Paolo“. In realtà erano i fascisti e i tedeschi che, con l’appoggio di un carro armato e di un’autoblinda, dalle 11 scaricavano gragnole di colpi contro le finestre del secondo piano di un edificio di via San Bernardino. Dalla casa, ogni tanto, partivano brevi, precise raffiche di mitra e qualche lancio di bombe a mano. Ad un certo punto una carica di tritolo bloccò anche il carro armato. Poi i colpi che arrivavano dalla casa si fecero sempre più radi e ad un tratto ad un balcone apparve la figura di un uomo; il giovane si avvicinò vacillando alla ringhiera, levò in alto il pugno chiuso in un ultimo gesto di sfida e si lasciò cadere nel vuoto. Così morì Dante di Nanni, che già pochi giorni dopo fu proclamato “Eroe nazionale” dal Comitato militare del CLN regionale piemontese.
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Il ragazzo era figlio d’immigrati pugliesi. A 15 anni era entrato in fabbrica, ma aveva continuato a studiare in una scuola serale. A 17 si era arruolato in Aeronautica e nell’agosto del 1943 era motorista al I Nucleo addestramento caccia di Udine. L’8 settembre del 1943 non segnò il ritorno a casa ma, con l’amico Francesco Valentino, poi impiccato dai fascisti in corso Vinzaglio a Torino, l’inizio della lotta contro i nazifascisti in una piccola banda nelle vicinanze di Boves. Dispersa la formazione, Di Nanni, sempre con Valentino, alla fine di dicembre riuscì a riparare nella sua abitazione torinese. L’inattività durò poco. Alla fine di gennaio, i due ragazzi erano già entrati nei G.A.P. comandati da Giovanni Pesce. La notte del 17 maggio Pesce, Di Nanni, Bravin e Valentino attaccano una stazione radio sulla Stura; prima di farla saltare in aria disarmano i nove militi che la presidiavano e, sulla promessa che non avrebbero dato l’allarme, salvano loro la vita. I gappisti, invece, vengono traditi e sono sorpresi da un intero reparto nemico. Nello scontro, i quattro rimangono tutti feriti, ma riescono a sganciarsi. Il più grave è Di Nanni, raggiunto da sette proiettili al ventre, alla testa e alle gambe. Pesce, ferito ad una gamba, riesce a trascinare Dante in una cascina e, all’alba, a farlo trasportare nella base di borgo San Paolo. Qui un medico antifascista vede il ferito, ne ordina l’immediato ricovero in ospedale e Pesce lascia Di Nanni per organizzarne il trasporto. Quando ritorna, i fascisti, avvertiti da una spia, stanno già sparando contro la casa di via San Bernardino.“
Fonte: ANPI https://www.anpi.it/biografia/dante-di-nanni
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