Dalla bagna càuda all’abbacchio

Penso che se possa vive’ appieno una città come Roma, solo se entri nei luoghi che ‘e persone abitualmente frequentano, lasciandosi travolgere dar loro modo de vive’ … De Roma bisogna scopri’ er core e l’anima… non er contorno.”

Nonostante il Capodanno Magico di Appendino, o forse proprio per quello, abbiamo deciso di iniziare il 2020 a Roma. Viaggio che, con il treno giusto, può costare quasi meno che attraversare Torino alle otto di mattina.

La sensazione, (e non è solo una sensazione) è che a Roma sia tutto grande, molto più grande e che la grande Torino in un attimo diventi un piccolo paesotto di quasi montagna. Solo per uscire da Termini ci abbiamo messo mezz’ora, per dire… (che sia un inizio di disorientamento senile?)

I bus, ecco, i bus non hanno i numeri che abbiamo noi, il 30, il 57, il 18… cose semplici. A Roma i bus possono essere l’8, l’870 o il 982, sicché si passa la giornata a chiedersi, ma non era l’892? O l’829? E poi, soprattutto, i bus se la ridono dei tempi di Google Maps e passano quanno je pare!

E vogliamo parlare del CENTRO? Sì perché il “centro” non è il nostro centro, quella manciata di km che vanno da Piazza Castello a Porta Nuova. A Roma, a mezz’ora di bus da piazza San Pietro, sulle colline dell’oltretevere, roba che per arrivarci hai sudato scale, salite e stradoni, “stai in pieno centro”. E guai a lamentarsi.

E allora capisci che per stare a Roma devi cambiare mentalità, o meglio, allargarla.

E, per esempio, accettare le code come parte della giornata. Code per i musei, code per San Pietro, code pure pe’ mangna’ una cacio e pepe

Mangiare, d’altra parte, è la parola che amiamo di più, visto che i nostri viaggi assomigliano spesso ad una mangialonga. A Roma mangiare è veramente un’esperienza mistica e di sicuro non si rimpiangono agnolotti e bagna cauda. La tavola romana è imbandita di tonnarelli all’ amatriciana, coda alla vaccinara, puntarelle, pollo alla romana, saltimbocca, cicoria saltata… e l’abbacchio che buono era?

Avremmo voluto fare come sempre una lista di 10 cose da fare a Roma, ma questa volta è impossibile. Roma è talmente TANTA che dieci cose le fai in 10 metri.

Se dovessimo descriverla in una parola useremmo ABBONDANZA. Di arte, di chiese, di capolavori, di storia, di locali, di spazi, di piatti, di bellezza e di dettagli, tanti, tantissimi dettagli ovunque, tra statue, rovine e musei.

Ecco, a proposito. Noi questa storia dei musei non l’abbiamo capita tanto. Abbiamo pagato 20 euro per entrare a vedere il carcere di San Pietro e Paolo dove, parlando con rispetto, in pochi minuti abbiamo visto una cantinetta e qualche pezzo di coccio in teca (daiii non dirlo così!) . E poi abbiamo ammirato per caso due opere di Caravaggio nella nicchia di una Chiesa di piazza del Popolo, quasi difficili da scorgere. Ma a dirla tutta, forse è che più che i Musei ci piace respirare le città per la strada, annusarne gli odori, assaggiarle, riempirci gli occhi di paesaggi, luci, impressioni e le orecchie di musiche e dialetti.

E allora Roma sa del buon vino di Trastevere, delle risate del mercataro che sta a lavora’ da stamattina, del cucchiaino che sprofonda nel tiramisù e delle lacrime che sgorgano a sorpresa davanti alla Pietà di Michelangelo. Sa di dolore alle gambe perché il pullman non passa e allora facciamo 20km a piedi, di un mercatino di roba usata scovato a sorpresa tra le vie, sa delle risate nel salire sulla giostra dei cavalli in piazza Navona e nella sorpresa di ordinare le puntarelle e non capire cosa siano. Sa di stupore quando piazza San Pietro illumina di giallo la notte e di freddo nelle ossa quando cala la notte sul Pantheon, e ora, ora che torniamo, sa già di nostalgia e voglia di tornare.

Torino ci aspetta.
Arrivederci Roma. Goodbye. Au revoir.